Presentato il nuovo Lenovo a schermo flessibile

Nell’epoca in cui lo smartphone la fa da padrone come device più utilizzato, per la sua facile fruibilità e portabilità, anche il settore dell’infomatica cerca di trovare delle soluzioni congeniali per agevolare l’utilizzo dei notebook.

E’ l’esempio di Lenovo che aveva già presentato un dispositivo avveniristico che sembrava irrealizzabile (Yoga Book) e adesso ci riprova con il concept mostrato durante l’evento a New York e che potrebbe diventare realtà nei prossimi anni. Il notebook proposto dall’azienda cinese prevederebbe l’utilizzo di “materiali avanzati” per il telaio e “nuove tecnologie per lo schermo”. Quest’ultimo è flessibile e può essere piegato “a portafoglio”, ma non c’è nessuna cerniera.

 

Si è parlato di uno schermo “avvolgibile” e anche di comandi vocali, penne capacitive e schermo touch. Le maggiori perplessità restano quelle intorna alle batterie e suelle possibilità di raffreddamento dei componenti. Lo spessore del laptop mostrato lascia poco spazio per i gli impianti di carica e raffreddamento utilizzati fino ad ora. Ad onor del vero c’erano le stesse perplessità con  i modelli Yoga, la cui modularità era impensabile solo qualche anno fa, quindi tutto lascia ben sperare ad un nuovo caso di successo per la Lenovo. 

 

Iws Consulting è Business Partner 2017 – per qualsiasi informazione scrivi a info@iwsconsulting.it

 

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Redazione 22 Giugno 2017 0 Comments

Osservatorio Competenze Digitali 2017: focus sui dati delle imprese.

Iws Consulting, come socio Assintel,ci ha tenuto a partecipare all’evento “Osservatorio Competenze Digitali 2017” tenutosi ieri 6 giugno 2017 a Roma per ascoltare gli interessanti interventi per trovare nuovi spunti di riflessione e per migliorare il proprio approccio al mercato.

 

Abbiamo potuto conoscere il lavoro delle maggiori associazioni dell’ICT, insieme all’Agenzia per l’Italia Digitale e al Ministero dell’istruzione, dell’Università e della Ricerca che hanno dato continuità ad un progetto unitario, che pone al centro dell’attenzione il tema della Cultura Digitale e il suo ruolo nel sistema formativo ed imprenditoriale italiano.

In Italia sta iniziando ad aumentare la consapevolezza sull’importanza delle competenze digitali come fattore strategico per la competitività del nostro sistema socio-economico, ma ancora troppo poco, così come poco diffusi sono le abilità specifiche all’interno delle aziende, nelle pubbliche amministrazioni, nei cittadini.

 

 

Siamo un Paese con una forte spinta all’economia digitale ma che fa  tica a crearsi le competenze necessarie a supportarla: manca una strategia di lungo periodo che coinvolga aziende e sistema formativo, manca una visione d’insieme che coordini i percorsi della Trasformazione Digitale, mancano risorse per rendere la PA adeguata al cambiamento. È quanto emerge dalla terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, condotto dalle principali associazioni ICT AICA, Assinform, Assintel e Assinter Italia e promosso da MIUR e AgID.

 

La Domanda di professioni ICT è in costante aumento: questo il dato positivo che emerge dai 175.000 annunci di lavoro su web analizzati nell’ultimo triennio, 60.000 quelli nel solo 2016. Ogni anno la richiesta di professioni ICT cresce mediamente del 26%, con picchi del 90% per le nuove professioni legate alla Trasformazione Digitale come i Business Analyst e i gli specialisti dei Big Data, a sottolineare l’evoluzione verso l’azienda “data driven”.

Cresce complessivamente del 56% la richiesta delle nuove professioni digitali: specialisti in Cloud, Cyber Security, IoT, Service Development, Service Strategy, Robotics, Cognitive & Artificial Intelligence. C’è decisamente più richiesta nel Nord ovest, in cui si concentra il 48% della Domanda.

 

Rispetto invece alle professioni “classiche” dell’ICT, tiene la richiesta di Analisti Programmatori, in costante crescita (+24% lo scorso anno): stiamo parlando di ben 80.000 annunci di lavoro nel triennio 2013-2016. Sono 27.000 gli annunci relativi a posizioni di System Analyst (+30% nell’utlimo anno) e 13.000 quelli per il Digital Media Specialist, con un picco del +60% per il Web Developer.

 

Il lavoro c’è, ma molte posizioni restano scoperte. La stima è che nel triennio 2016-2018 si potrebbero creare 85.000 nuovi posti di lavoro che richiedono specializzazione in ICT, a fronte di un’occupazione complessiva che potrebbe salire da qui al 2018 del 3,5% annuo e raggiungere le 624.000 unità.

Di questi 85.000 nuovi posti di lavoro creati, fino a circa 28.000 sono riferibili al 2016, come riscontrato nelle web vacancies per le posizioni fino a due anni di esperienza. Per queste posizioni il mercato richiede il 62% di laureati e il 38% di diplomati, ma il nostro sistema formativo propone troppi diplomati (8.400 in eccesso) e troppo pochi laureati in percorsi ICT (deficit di 4.400).

Nelle aziende utenti, i profili comuni più critici da reperire sono il Responsabile Sistemi Informativi, l’ICT Security Manager e il Project Manager.

 

Se faccciamo ipotesi sulle professioni del futuro, lo scenario cambia. Le nuove professioni si chiameranno Change Manager, Agile Coach, Technology Innovation Manager, Chief Digital Officer, IT Process & Tools Architect e saranno costituite da un mix più articolato di competenze, per governare strategicamente i cambiamenti imposti dalle aree Big Data, Cloud, Mobile, Social, IoT e Security. Saranno soprattutto figure fatte da un impasto di skill tecnologiche, manageriali e soft skills quali leadership, intelligenza emotiva, pensiero creativo e gestione del cambiamento.

 

Fonte: Assinform 

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Redazione 7 Giugno 2017 0 Comments

D come donna e come dati: la professione del Data Scientist allo specchio

Quando la vita è una questione di numeri, ma anche di creatività, ecco che si materializza la figura, quasi mitologica, del Data Scientist. Il team di Iws per stare al passo con le esigenze di mercato sempre più importanti rispetto le analisi dei dati, ha ampliato la sua Area BigData e Analysis con l’ingresso di Michela Di Lullo.

 

Laureata con il massimo dei voti in “Scienze Statistiche e Decisionali”, collaboratrice e anche ricercatrice presso l’Università La Sapienza di Roma, Michela fa percepire da subito la sua personalità eclettica che è sicuramente un valore aggiunto per il ruolo che ricopre.

 

Le abbiamo fatto qualche domanda per svelare i segreti di una professione che sta ormai prendendo piede, e si conosce ancora poco, almeno in Italia, ma che le aziende dicono sia difficilissimo trovare durante le proprie selezioni del personale.

 

 

Come descriveresti la figura professionale del Data Scientist sulla base della tua esperienza?

Non è semplice descrivere la figura professionale del Data Scientist, almeno per due motivi: il DS è una figura poliedrica, fatta di volti diversi e competenze trasversali; si tratta di una figura professionale nuova, almeno in Italia, dove la maggior parte delle aziende non ha ancora definito strategie di business strutturate in grado di sfruttare pienamente il valore insito nei dati. Per questo motivo, nonostante grandi e piccole organizzazioni stiano introducendo nei loro organigrammi nuove figure deputate ad estrapolazione, eleborazione ed interpretazione dei dati, non esiste ancora una professione codificata.

Sulla base della mia ancora giovane esperienza, direi che il DS è una figura nuova nel panorama ICT, che deve essere capace di coniugare una formazione matematica con competenze informatiche e intuizioni strategiche. In particolare, il DS in grado di comprendere le politiche economiche delle aziende e aumentare produttività e profitti; dotato di buone doti comunicative ed in grado di relazionarsi con il management delle aziende per indirizzare determinate scelte di Business.

Il DS ha anche una preparazione informatica: deve avere familiarità con i linguaggi di programmazione e trovare “divertente” creare codici informatici per raggiungere gli scopi più disparati. La presenza di un DS all’interno di un team di esperti con conoscenze e caratteristiche complementari, assicura il rigore del metodo scientifico, elaborando ipotesi ed eventualmente confutandole sulla base dei fatti e non delle proprie sensazioni.

 

Perché c’è bisogno di Data Scientists?

Il Data Scientist rientra, secondo ”Il Sole 24 Ore”, tra le 7 professioni ICT attualmente più richieste al mondo. Infatti, sempre di più le aziende sono consapevoli di potere acquisire vantaggi competitivi dai dati, che attualmente vengono nel migliore dei casi “memorizzati”, ma non realmente analizzati. Attualmente con IWS stiamo realizzando diversi progetti relativi all’analisi dei dati per vari settori merceologici. Questo ci fa presagire che ci sarà sempre più bisogno di figure professionali come quella del DS perché i modelli di business delle aziende cambiano sempre più velocemente e con esse i mercati economici. Quella che non cambierà mai, invece, sarà la necessità da parte delle imprese di aumentare produttività e profitti, necessità che un DS dovrebbe essere in grado di indirizzare in modo creativo ed efficace.

 

Ci sarebbe differenza se tu lavorassi all’estero?

Secondo le statistiche attuali, in Italia, solo 3 aziende su 10 hanno un Data Scientist. All’estero, invece, il fenomeno dell’assunzione di DS in azienda, piccola o grande che sia, è già esploso da tempo. Ciò nonostante, sembra che Big Data e Data Science stiano entrando velocemente nella mentalità delle aziende italiane. A dirlo l’Italian Labour Market Digital Monitor, che svela come negli ultimi mesi le richieste di specialisti siano aumentate del 137%.

Personalmente ho avuto la fortuna di trovare delle possibilità lavorative come DS in Italia e non ho ancora avuto modo di esercitare questa professione all’estero. A detta di alcuni colleghi che nel frattempo si sono spostati, però, direi che il mercato del lavoro estero sembra più forte e consapevole di quello italiano. In ultimo, ma non per importanza, il modello di Work-Life Balance che supera lo schema delle “8 ore lavorative” giornaliere, largamente testato e affermato all’estero, rende ancora più appetibili per i giovani le offerte di lavoro fuori dall’Italia, specialmente nel nostro settore.

 

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

Partendo dal presupposto che secondo me la vera missione del Data Scientist è quella di utilizzare i dati in modo creativo per generare valore, i due aspetti che più mi piacciono del mio lavoro sono:

  • la creatività richiesta ad un DS;
  • la propensione alla comunicazione che un buon DS deve avere, ma soprattutto migliorare di continuo.

A differenza di quanto in tanti penseranno, quello del DS non affatto un lavoro “noioso”, fatto di calcoli, numeri, teorie e teoremi. Nonostante Machine Learning e Intelligenza artificiale si basino fortemente su statistica, matematica e logico, si tratta di un lavoro estremamente creativo, il che rende quella del Data Scientist, a mio avviso, una delle professioni più “cool” nel mondo dell’IT. Come dicevo, il secondo aspetto che più mi piace del mio lavoro, è che al DS è richiesto di essere un buon “narratore”. Fa parte del lavoro del DS quello di convincere il management che attraverso la statistica e scienze annesse è possibile risolvere problemi di business che le aziende non sanno neppure di avere. Personalmente trovo estremamente stimolante la necessità lavorativa che mi spinge a migliorare di giorno in giorno la mia capacità di sintetizzare contenuti ed esporli in modo chiaro e persuasivo.

 

Sei stata coinvolta in attività accademica prima di approdare nel mondo del lavoro, cosa è cambiato?

Subito dopo la laurea di secondo livello, ho deciso di intraprendere un dottorato di ricerca triennale in matematica applicata presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche – IASI di Roma. Quello della ricerca è sicuramente un mondo meno strutturato di quello aziendale, ma decisamente meno redditizio dal punto di vista economico. Di positivo c’è che i dottorandi hanno il privilegio di studiare ciò che realmente gli piace ed interessa. Io, ad esempio, ero affascinata dall’idea di sfruttare risorse naturali come sole, vento e acqua per produrre energia salvaguardando l’ambiente e ho proposto al mio tutor un progetto che ci ha visti poi impegnati nella ricerca di nuovi modelli e algoritmi per ottimizzare pianificazione ed esercizio di sistemi energetici integrati.

Durante il percorso di dottorato mi è stata offerta la possibilità di fare un periodo di studio e ricerca presso lo Zuse Institut di Berlino, al fianco di alcuni dei più grandi esperti del settore.

La mia avventura continua oggi in una compagnia in forte espansione ed evoluzione come IWS e la trovo molto entusiasmante.

 

In quali settori secondo te assume grande importanza l’analisi dei dati? Come farlo capire alle aziende clienti?

In tutti i settori l’analisi dei dati è una di quelle attività che interessa l’azienda indipendentemente dalle sue dimensioni e dal mercato di competenza. E se per un momento mi metto nei panni di tutti i Sales Manager che cercano di farlo comprendere ai propri interlocutori nelle aziende clienti, la strada è non priva di difficoltà. Mi auguro che nelle aziende italiane si abbassi la resistenza verso la scelta di applicare un approccio scientifico allo studio delle informazioni che collezionano, per convertirle in occasioni di business e indirizzare le scelte aziendali con una maggiore consapevolezza. Dopotutto, credo fermamente nel mio lavoro e sostengo che la scelta di trasformarsi in “data driven company” sia la chiave, oltre che una necessità, per cavalcare l’onda dell’innovazione e rispondere ai repentini cambiamenti del mercato.

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Redazione 9 Maggio 2017 0 Comments

Un anno di SPOC: quanto è importante gestire bene il primo contatto tra cliente e Service Desk.

Andres è un ragazzo giovane, pieno di entusiamo, ma sopratutto possiede tra le più importanti caratteristiche utili per l’ingresso nel mondo del lavoro nel settore ict: abilità informatiche e conoscenza di 3 lingue diverse.

 

Andres è entrato a far parte del team di Iws da Giugno 2016 e, nonostante l’impegno universitario, in quanto sta per laurearsi in Ingegneria elettronica, ha saputo incrementare in breve tempo le attività sotto la sua responsabilità. Dopo circa due mesi di supporto Service Desk On-Site presso diversi clienti, dal mese di Luglio ha iniziato a lavorare per lo SPOC – Single Point of Contact, fornendo supporto in tre lingue: italiano, inglese, spagnolo.  Il servizio offerto h24, rende esclusiva la proposta di Competence Center di Iws.

 

Andres riesce a rispondere a circa 260 richieste in un mese. Abbiamo voluto fargli qualche domanda per capire cosa significa avere una occasione di lavoro così importante alla sua età.

 

In quanto tempo hai raggiunto la tua massima operatività ed hai potuto prendere in carico diverse tipologie di assistenza tecnica verso il cliente?

Nei primi mesi sono stato inserito nel Team del Service Desk, dove grazie alla formazione ricevuta dal mio responsabile e alla collaborazione con i colleghi più esperti, ho potuto conoscere le diverse tipologie di attività svolte per i clienti. Dopo qualche tempo mi è stato proposto di passare all’attività di SPOC – Single Point of Contact, che comporta la capacità di smistare le molteplici richieste di supporto, riuscendo a capire nel minor tempo possibile se la richiesta possa essere risolta direttamente o se debba essere scalata ai diversi settori di competenza (service desk di secondo e terzo livello; operations;  sistemi; network).

Si può dire che nell’arco di 6 mesi ho acquisito consapevolezze sempre maggiori e raggiunto la massima operatività: riesco a chiudere il 70% dei ticket che vengono aperti tramite la prima richiesta dell’utente e di conseguenza alleggerire il lavoro degli altri comparti che sono impegnati anche in attività più evolute.

Rappresentare il primo, e forse unico, contatto che l’utente finale ha con la mia azienda è una grossa responsabilità: è molto probabile che l’idea che i dipendenti si fanno del mio supporto può influire positivamente o negativamente sugli altri innumerevoli rapporti e/o servizi esistenti con l’intera azienda cliente.

Che tipologia di assistenza ti chiedono?

Le tipologie di assistenza di cui i clienti possono usufruire all’interno dello SPOC sono relative a software e hardware di ogni tipo, in uso nella propria azienda. Le richieste più numerose e frequenti sono quelle relative al “reset password” e allo sblocco del proprio account. Poi seguono quelle inerenti alle difficoltà di download esterni; installazioni software; assistenza per le stampanti o per la connessione Internet e la risoluzione di problemi con la posta elettronica; infine l’assistenza On-Site per le Videoconference e preparazione nuovi Pc.

 

Quanti clienti diversi usufruiscono del servizio?

Per ora il servizio SPOC è attivo su bacino di circa 35.000 utenti e per più di 50 Paesi esteri. Invece con il servizio Service Desk seguiamo diverse aziende alle quali eroghiamo supporto di 1°, 2° e 3° livello e supporto presso le loro diverse sedi.

 

Quale è stata la richiesta più strana o più difficile da risolvere?

Il concetto di cosa sia “difficile” in campo informatico è molto relativo. Non potrei rispondere descrivendo un solo episodio, in quanto ogni giorno, la tecnologia con i suoi strumenti evolve e non tutti riescono, in ambito aziendale, a restare al passo con i tempi. La nostra bravura sta nel rendere fruibile a chiunque l’informatica nelle sue diverse applicazioni e non sminuire mai le richieste che arrivano, anche quando ai nostri occhi esperti sembrano semplicissime.

La richiesta che però ricorderò per molto tempo e che è stata davvero esilarante, risale a poco tempo fa: un utente che dichiarava al telefono di avere problemi con l’invio e la ricezione della propria posta elettronica, ma solo dopo svariati controlli e verifiche, ci comunicò che si trovava su un volo aereo. Per fortuna anche il quel caso si può dire che l’intervento andò a buon fine!

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Redazione 26 Aprile 2017 0 Comments

L’Etiopia con gli occhi di un Senior Network Engineer

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Redazione 6 Aprile 2017 0 Comments

Partnership tra Iws Consulting e Bluemind

COMUNICATO STAMPA

Nasce la partnership tra Iws Consulting e BlueMind, lo strumento di posta elettronica collaborativa.

Un nuovo concetto di Networking per il lancio sul mercato italiano di uno strumento per la gestione delle email, che si propone come valida alternativa a Google.


 

Roma, 4 Aprile 2017 – La semplicità è uno dei valori di BlueMind che Iws ha abbracciato decidendo di proporre a determinate realtà aziendali questo prodotto europeo. Oggi la posta elettronica è il primo canale di comunicazione e BlueMind permette a chi lo utilizza ed a tutte le applicazioni di gestire le e-mail per recuperare o inserire agevolmente ogni tipo di informazione (utenti, messaggi, appuntamenti, contatti…).

Senza dover per forza utilizzare soluzioni più conosciute sul mercato, ma spesso molto costose, con BlueMind si può avere: web-mail, calendari, contatti e rubriche di indirizzi, attività, messaggi istantanei, comunicazioni unificate, console di amministrazione, sicurezza, sincronizzazione di directory AD o LDAP, salvataggio e ripristino, gestione delle attività pianificate. Utilizzabile da Smartphone e tablet, BlueMind permette la sincronizzazione messaggi, calendari e contatti.

BlueMind è stato pensato e realizzato per facilitare l’interconnessione con il Sistema informativo, l’apertura ed estendibilità grazie alle API WebService che coprono il 100% del perimetro funzionale, l’estendibilità via plugin ed al bus dei messaggi.

BlueMind permette di controllare i dati ed il budget, con l’obiettivo di dare a chi lo usa quotidianamente strumenti completi, ergonomici, performanti ed efficaci. L’apprendimento di BlueMind da parte degli utenti è molto rapido e le reazioni sono tutte molto positive. L’installazione e gli aggiornamenti (con l’abbonamento) si effettuano con 3 clic. Dunque utilizzo, installazione e gestione nel tempo a costi contenuti!

«BM è una soluzione economicamente vantaggiosa ed implementabile molto rapidamente, che soddisfa la maggior parte dei requisiti funzionali e che, come possiamo verificare dalla nostra esperienza, vengono ricercati da tutte le organizzazioni piccole, medie o grandi che siano – ci dice IWS –  ed inoltre è basata su architettura open source, rispondendo in tal modo al requisito sempre più diffuso, soprattutto in ambito Public Sector».

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Redazione 4 Aprile 2017 0 Comments

Utilizzare la piattaforma KNIME per creare potenti modelli predittivi 2

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Redazione 24 Febbraio 2017 0 Comments

Utilizzare la piattaforma KNIME per creare potenti modelli predittivi 1

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Redazione 17 Febbraio 2017 0 Comments

L’importanza della giusta gestione documentale in azienda: applicare il Content Flow Service

I sistemi documentali sono efficaci se basati sulle relazioni tra i documenti, le loro aggregazioni e la funzione o attività pratica per la quale vengono prodotti: queste relazioni sono garantite dagli strumenti di records management.

 

 

La gestione dei documenti e degli archivi richiede agli Enti pubblici e privati una continua attività di aggiornamento procedurale e di adeguamento tecnologico e organizzativo. La sola adozione di soluzioni informatiche non è sufficiente a garantire un efficace ed efficiente sistema di gestione documentale, se non supportata dal necessario corredo di consulenza, assistenza e formazione del personale su norme, procedure, organizzazione, flussi documentali, archivistica. La grande mole di dati e di informazioni da gestire e archiviare nei sistemi documentali ha, infatti, amplificato l’esigenza di organizzare il flusso documentale, cartaceo e digitale, secondo logiche che vanno al di là del semplice information retrieval. 

«La soluzione Content Flow Service ottimizza la gestione informatica dei flussi documentali nel pieno rispetto della normativa vigente, dei criteri di una gestione documentale virtuosa e nella considerazione attenta e sensibile delle esigenze organizzative dell’utente finale – dice Lucilla Less, Owner AB-ArchiviBiblioteche, e precisa – questo vale sia che si tratti di un ente o una organizzazione pubblica, nonché di una azienda privata di qualsiasi dimensione».

Gli elementi chiave caratterizzanti la metodologia applicata nell’implementazione della soluzione prevedono:

a) analisi preliminare funzionale alla realizzazione di un assessment documentale, con cui:

  • fotografare l’as is, per vagliare le criticità di gestione rilevabili in relazione ai diversi ambiti della gestione documentale (normativo, organizzativo, archivistico e tecnologico);
  • disegnare il to be, proponendo in maniera condivisa con l’azienda/organizzazione le azioni correttive necessarie per rispondere alle esigenze specifiche manifestate o emerse;

b) prodotti e servizi modulari, che sin dalla fase di offerta includono tempi di consegna, costi e documenti di output certi, definiti in base al perimetro di ogni intervento e alla struttura organizzativa dell’Ente, consentendo di offrire al Cliente una soluzione “chiavi in mano” in tema di:

  • flussi e procedure,
  • classificazione,
  • fascicolazione,
  • tempi di conservazione dei documenti,
  • consulenza e formazione specialistica.

«Grazie al Content Flow Service si può tenere traccia in modo organico, gestire ed archiviare qualsiasi tipo di contenuto aziendale, in qualsiasi formato – spiega Marco Ragogna, Head of Presales di Iws – inoltre la nostra soluzione garantisce un ottimo strumento informatico che il cliente può gestire sia in autonomia sia usufruendo del nostro supporto anche dopo l’istallazione».

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Redazione 14 Febbraio 2017 0 Comments

How to use Semarchy Convergence for MDM to enrich, match and de-duplicate Customer Data 2

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Redazione 17 Gennaio 2017 0 Comments